Un bel bambino, 9
anni, si sperimenta con giochi da giocoliere. Si fa vedere dalla madre che gli
fa i complimenti: “Bravo, Giacomo, bravo!” e lui, con tono di rimprovero: “Ah,
si bravo...tanto tu non sai fare niente, no?!”.
La madre zitta, come se nessuno
avesse parlato. Come se nessuno l’avesse offesa, schiacciata, ferita. Una donna
che, in fondo, di lei pensa così: di non saper fare nulla. Una donna che pensa
di meritarsi dei maltrattamenti, che pensa che il figlio sia così superiore a
lai da poterla offendere.
Una madre che,
pur di manifestare quella che lei pensa
sia “comprensione” nei confronti di suo
figlio, rinuncia al rispetto di se stessa. Noi, mamme nuove, mamme che stiamo
ricercando un’identità ed una relazione
più “libera” con i nostri figli, ricordiamo che la presunta intelligenza di un
figlio non deve mai essere la ragione per esimersi dal manifestarsi madre, con
coraggio e fermezza, perché essere madri comprensive non equivale a farsi
calpestare.
Così facendo non educhiamo i nostri figli alla
comprensione ed alla libertà, bensì alla violenza.
Dott.ssa Simona
Gherpelli
Pedagogista
Olistica e Insegnante Yoga
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