Spesso mi sento fare questa domanda ed
oggi ho deciso di raccontarmi un po' a questo proposito. Perchè credo
che no, non tutte le forme di consulenza vadano bene per tutti e non tutti i
consulenti siano uguali. Ognuno, con coraggio, può cercare la propria strada,
partendo dalle proprie personali domande e trovare il professionista che, senza
fornire risposta, possa agire da elemento catalizzatore, cioè permettere
accelerazioni decisionali, favorire un'elaborazione psichica o facilitare una reazione ad una
situazione sentimentale singola o di coppia, che si desidera modificare.
Ed ecco uno stralcio della mia storia personale. Perchè a volte serve, sapere qualcosa su chi ci ha preceduto in un'esperienza, soprattutto se delicata.
Vissi, in passato, una buona relazione con un uomo che era
perfetto, per me, in quella vita. Lo sposai con gioia e mi regalò una figlia
bellissima, sveglia e con l'animo inquieto, proprio come lo siamo stati sempre
noi, nonostante il passare degli anni ci avesse un po' piegato alla cosiddetta
società civile. Ci accorgemmo un giorno, infatti, che eravamo oramai molto
distanti, che la vita ci aveva fatto crescere entrambi, ma in direzioni
talmente differenti che, a un certo punto, potevamo solo guardarci a distanza,
senza che i nostri cuori potessero più parlare la stessa lingua.
Cercammo un "interprete", che potesse aiutarci,
poi un altro e un altro ancora, ma allora non si sapeva quasi nulla di
consulenza di coppia, di comunicazione a due... molti pensavano ai tempi, che
bastasse un'iscrizione all'ordine degli psicologi ed eri abilitato d'ufficio a
guarire cuori feriti e rinegoziare relazioni in bilico, ma scoprimmo presto che
ciò, ovviamente, non era affatto sufficiente. Internet poi, allora, si occupava
d'altro ed era un mondo quasi snob, impegnato a divulgare inglesismi e l'idea
di infinita crescita economica. Nulla che potesse rispondere ai miei
"perchè" sull'amore e sulle relazioni.
Nonostante ciò, da perfetta profana e forte solo del mio
saper leggere e capire velocemente, divorai tutto ciò che c'era da leggere
sull'argomento. Feci e facemmo corsi di ogni tipo, dal più convenzionale al più
esoterico, sperimentazione che successivamente mi fu molto utile: a un certo
punto realizzai che se proprio non potevo "salvare" il mio
matrimonio, avrei messo a frutto tutto, ogni singola cosa che avevo appreso in
quei lunghi, lunghissimi anni, di involontario "apprendistato".
Giurai a me stessa che ogni lacrima amara, ogni stilla di sudore, ogni neurone
affaticato e ogni lira versata per studiare, imparare, comprendere, sarebbero
diventati la base del mio sapere sulle relazioni di coppia, che avrei trasmesso
ad altri, a tutti quelli che avrei potuto incontrare.
Imparai che un modo di comunicare è diverso dall'altro e che
a volte, nelle parole espresse, il "come" ha più importanza del
"cosa" si dice. Imparai il dolore della parola "amore" che,
pur così forte nelle immagini interiori di ognuno, nel linguaggio comune,
identifica davvero troppe cose per risultare credibile. Imparai che amare e
comprendere non significa necessariamente condividere la propria vita con una
persona che desidera suonare una musica diversa dalla tua, perchè è l'unica
giusta e possibile per lui.
Perciò affrontai e affrontammo il calvario di ogni
separazione, nella più sterile e triste delle forme che ci concede la
legislazione italiana. Pochi attimi per una firma su un foglio, senza che
nessuno si sincerasse neppure della mia vera identità. Eravamo in accordo su
ogni singolo passaggio, supervisionati con professionalità ed affetto da
avvocati amici. In udienza fummo costretti a giustificare i nostri negoziati,
che apparivano al giudice un po' inusuali, e ancora un'ultima volta lo facemmo
insieme e a spada tratta, come sempre avevamo fatto in passato
"combattendo" fianco a fianco. Infine bevemmo un caffè insieme prima
della seduta e dopo pranzammo insieme, se non con gioia, sicuramente con
profonda consapevolezza e anche un filo di leggerezza. Guardando al futuro ci
accorgemmo ancora una volta che i nostri sguardi divergevano: ma pur nella
lontananza potevamo guardarci a vista con tanta benevolenza ed immutato
affetto. Chiudere bene un cerchio significa aprirsi a nuovi modi di vivere, a
nuove esperienze, a nuove relazioni: e così io mi auguro i passaggi nella vita
delle coppie che decidono per una separazione. Perchè anche nella separazione è
necessario un certo tipo di amore.
Oggi, perciò faccio questo: aiuto le coppie e i singoli ad
avere buone relazioni d'amore, a rinnovarsi se è destino e volontà di stare
assieme, a lasciarsi senza uccidersi quando è finito il loro tempo. Il mio
lavoro di oggi dedicato a chi ha deciso di vivere nella coppia un progetto di
crescita personale, non solo di semplice convivenza, lasciando ad ognuno il
senso intimo di parole come "convivenza", "famiglia",
"sessualità" ecc.
A coloro che mi seguono sui miei canali Social, vorrei dire
che sì, l'Amore è davvero -davvero- una faccenda complicata e purtroppo anch'io
non l'ho mica ancora capita bene...
Ma ci penso spesso e me ne lascio colmare tutti i giorni, in
ciò che ascolto, in ciò che leggo e che scrivo nel silenzio dei miei appunti o
qui, insieme a voi.
Sempre, sempre, sempre.
La verità è che
l'amore mi attraversa e mi vive, anche quando non vorrei.
Maria Grazia Schembri
Dottoressa in Psicologia
e Mediatrice Familiare
Dottoressa in Psicologia
e Mediatrice Familiare
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