Le persone che
incontro, quando sanno di cosa mi occupo, a volte cambiano postura o
addirittura espressione e dicono cose come: "i conflitti ... già... bisognerebbe imparare a litigare ! "
In pochi attimi, nei loro occhi e nelle loro parole, sento scorrere la storia di come hanno vissuto il conflitto, fin da quando erano bambini. Non di rado sono occhi pieni di tristezza.
addirittura espressione e dicono cose come: "i conflitti ... già... bisognerebbe imparare a litigare ! "
In pochi attimi, nei loro occhi e nelle loro parole, sento scorrere la storia di come hanno vissuto il conflitto, fin da quando erano bambini. Non di rado sono occhi pieni di tristezza.
Come abbiamo
imparato a litigare da bambini.
Di solito, i
modelli interiorizzati da piccoli sul come si dovrebbe litigare oscillano tra
due polarità, normalmente dettate dal genere: le "brave bambine" non litigano mai , "i veri maschi"
confliggono fino all'agire fisico. Ma
le cose, anche nei ruoli, stanno
cambiando molto .
In qualunque
caso, ancora oggi, viene insegnato che il conflitto è una cosa dalla quale
rifuggire. Rapidamente, il più rapidamente possibile. Nei casi estremi, si
preferisce interrompere i contatti o mantenere relazioni "di forma",
piuttosto rischiare di litigare. Spesso questa viene erroneamente chiamata
"Educazione alla Pace".
Nel senso comune,
il conflitto è associato alla rabbia e la rabbia , si sa, può portare
conseguenze pericolose. Nelle scuole, possiamo pensare ai cosiddetti atti di
bullismo, sanzionati con punizioni, possibilmente esemplari. Si sospendono i
bulli, vengono convocati d'urgenza i genitori, ma raramente si ha la
possibilità di rielaborare con i ragazzi quanto sia successo. Sarebbe opportuno -
necessario credo! - prendersi il tempo per distillare con pazienza e perizia il
valore che l'atto porta comunque in germe, fatta salva la necessaria sanzione.
La ricerca di un
nuovo modo di vivere il conflitto.
Negli occhi delle
persone che parlano con me di conflitto, percepisco l'emergere di antichi
sentimenti, a volte dolorosi, ma con essi, spesso, il sincero desiderio di
cercare un altro modo di viverli.
Perchè il
conflitto fa parte dei sistemi viventi, di tutti i sistemi viventi e svolge una
preziosa funzione ecologica: tra gli uomini è responsabile dei più profondi
cambiamenti personali e sociali di tutta l'evoluzione. Pertanto, ciclicamente,
ognuno di noi viene chiamato al conflitto, che sia pronto o meno, e questo è
funzionale all'Umanità tutta.
Non possiamo
illuderci che i conflitti quotidiani con il partner, i genitori, i vicini di
casa, gli insegnanti dei propri figli, siano accadimenti senza correlazione con
i grandi conflitti del mondo: le dinamiche di base sono le stesse. Ciò che
avviene nel cuore di ciascun essere umano, accade all'Umanità.
Confliggere in
maniera costruttiva
La buona notizia
è che, a confliggere senza distruggere, senza farsi sopraffare da pensieri di
annientamento dell'altro, si può imparare... Si può imparare a starci dentro
per sforzarci di capire il messaggio reale che porta con sé, a coglierne la
potenza trasformativa.
Perchè il
conflitto ci cambia. E il cambiamento avviene proprio nella magica terra di
confine che si apre nel confronto della propria identità con quella dell'altro.
Ci permette di riemergere da noi e di guardarci con gli occhi dell'altro per un
attimo. E generalmente, ciò che vediamo, sono parti che non ci piacciono o che
magari, nel tempo presente, sono addirittura inutili o divenuti decisamente
disfunzionali.
Tanto più la
posta in gioco nel conflitto ha a che fare con chi siamo nel profondo, con
l'immagine che abbiamo costruito di noi, nel tempo e nello spazio, tanto più
l'incontro con l'altro potrebbe diventare rapidamente scontro.
"Cum" e
"Fligere": percuotere insieme. L'etimo mi suggerisce un'immagine di
due fabbri
che, con maestria
e regole date dall'esperienza vissuta insieme, battono su un oggetto metallico
per dargli una forma comune desiderata. Qualcosa che magari ha un aspetto
diverso da ciò che originariamente avevano pensato, perchè è il risultato
dell'unione delle due forze separate, che trovano senso, forza e nuova
creatività nell'unione.
Allenarsi a
"costruire" relazioni.
Pochi, davvero
pochi, sanno davvero "confliggere con Amore", cioè nel modo in cui
all'altro venga riconosciuta dignità e licenza di avere semplicemente un altro
punto di vista sul quale discutere, se si vuole. Ma molti sono sulla via
dell'apprendere questo nuovo modo di relazionarsi e non solo con il proprio
partner.
Imparare a
gestire i conflitti richiede innanzitutto uno sforzo cosciente a
"guardare" come io, per prima, confliggo, a richiedere all'altro, con
umiltà, il suo sostegno nella comprensione e soprattutto concedersi del tempo
per elaborare ciò che accade.
Infine
"Confliggere
con amore" significa anche accettare la non-soluzione, rispettare i tempi
di
Per il resto, il
suggerimento che tengo sempre presente per me è: porre attenzione, dentro e
fuori di sé. Se non sempre, quante più volte ci è possibile e possibilmente con
tutti, soprattutto con le persone importanti della nostra vita.
Maria Grazia Schembri
Dottoressa in Psicologia
Counselor e Mediatrice di Conflitti
338 1873210 - mg.schembri@famigliando.it
Molto interessante, brava Maria Grazia! !! Sono sicura che serva solo molta umiltà e la decostruzione, in alcuni momenti, di quelle parti di se' che ci impediscono di avere conflitti costruttivi
RispondiEliminaMa sei tu?
EliminaCome stai?