Avete mai abbracciato un’anoressica?
Sembra l’abbraccio a una bambina,
a volte neppure quello ... (Dott. G.Giovi)
Anoressia, bulimia e abbuffate compulsive: psicologia dei comportamenti alimentari considerati “a rischio”.
Per molti decenni le industrie della moda, del divertimento e della pubblicità hanno bombardato le donne con modelli di persone così magre da non rappresentare alcuna donna reale. Questo ha determinato una grande diffusione delle diete restrittive e, di conseguenza, una maggiore vulnerabilità verso i Disturbi dell'Alimentazione: anoressia, bulimia e abbuffate compulsive sono quelli maggiormente diffusi tra la popolazione dei paesi occidentali.
I disturbi dell'Alimentazione sono caratterizzati
dalla presenza di una notevole preoccupazione per il grasso corporeo, che porta
ad estremi tentativi di controllo del peso. La maggior parte dei Disturbi
dell'Alimentazione investe ragazze o donne, a volte anche bimbe, ed è
strettamente legata all'intensa pressione esercitata sulla popolazione
femminile affinché segua una dieta in modo da conformarsi al modello ultramagro
della bellezza femminile moderna.
Dal 1992 il Ministero della Salute, in conformità
con i dati provenienti dalla ricerca scientifica e dall’esperienza clinica, ha
affrontato il problema della gestione del peso affermando, in sostanza, che “le
diete fanno male”.
Non solo lo strumento dieta è inefficace, dunque,
ma sembrerebbe che la maggior parte dei problemi riguardanti il controllo e la
gestione del peso corporeo siano da ricollegarsi a condizioni che nascono e si
stabiliscono in conseguenza a metodologie errate quali le diete molto
restrittive.
Il problema del sovrappeso esiste ed aumenta di
anno in anno, arrivando a raggiungere quote preoccupanti, tanto da sollecitare
la produzione e lo sviluppo di metodologie capaci di intervenire non tanto sul
sintomo (il peso) ma piuttosto sulle cause. Si ritiene spesso, infatti, che il
trattamento dei Disturbi del Comportamento Alimentare sia settore di esclusiva competenza
medica, nonostante le evidenze ci informino che i fattori che influenzano il
peso corporeo siano solo in una minima percentuale dovuti a fattori biologici;
il restante è influenzato da fattori ambientali, sociali e
psicologico-comportamentali.
Gli interventi psicologici ritenuti più efficaci
per il trattamento dei Disturbi Alimentari, sono quelli di indirizzo
“cognitivo-comportamentale” e “sistemico”: essi si fondano sull’osservazione e
monitoraggio sia del comportamento alimentare del paziente sia delle idee che
il paziente ha su se stesso, sul suo comportamento e sul significato che dà al
cibo. L’analisi e l’intervento sono trattati dunque sia a livello psicologico
personale sia contestualizzato nel sistema di relazioni (famiglia, gruppo
sportivo, ecc) nel quale la persona è inserita. Nei casi più gravi la famiglia
stessa viene coinvolta nella terapia, diventando una preziosa alleata per il
trattamento ed il sostegno nel tempo della paziente.
La forte incidenza statistica dei Disturbi del
Comportamento Alimentare, la difficoltà ad
ottenere un quadro diagnostico
completo e il difficile approccio terapeutico sono importanti elementi che
necessiterebbero, pertanto, la collaborazione tra diverse figure
specialistiche: medici e terapeuti innanzitutto, ma anche counselor e fitness
trainer possono accompagnare e sostenere, a diverso titolo, le persone che
decidono di affrontare questo delicato e grave problema.
Maria Grazia Schembri
Dottore in Psicologia
Counselor e Mediatrice di Conflitti
Cell 338 1873210
e-mail: info@famigliando.it
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