giovedì 30 giugno 2016

Tradire e tra-dire, una visione trasformativa


A volte, nelle storie che mi vengono consegnate in consulenza di coppia, emerge con grande prudenza la tematica del "tradimento". Lui per lei, lei per lui...

Ai fini di un'analisi psicologica della relazione non ha molta importanza "chi ha tradito chi", ma piuttosto cosa si voleva tra-DIRE.

Ma...Di cosa stiamo parlando?
 


Nelle coppie il tradimento può essere letto, in chiave sistemica, come l'estremo tentativo di dire qualcosa che, a parole, non si riesce proprio ad esprimere.

Le parole, nel loro significato antico, ci vengono sempre in aiuto: interessante notare come l'etimo "traditor" possa infatti significare sia ‘traditore’ sia... ‘colui che insegna’.

Per una comprensione del tradimento in questi termini, tuttavia è una buona idea rivolgersi ad un professionista, un "terzo neutrale", che aiuti nella gestione del sovraccarico emotivo che, necessariamente, il sapere o l'ammettere un tradimento comporta. 

Generalmente uno dei due ha scoperto di essere "cresciuto", di aver modificato pensieri e desideri e ora, come in un vecchio paio di scarpe diventato troppo stretto, non si sente più a suo agio, ma fatica a condividere con l'altro questa propria evoluzione personale, temendo giudizi malevoli o, peggio, spiacevoli ritorsioni.

Non sempre, ma spesso, scopriranno, dopo un periodo di consulenza (non facile, ma possibile), che in realtà entrambi sono cresciuti e necessitano "solo" nuove prospettive comuni, che ora, con orizzonti più ampi, possono costruire insieme. 

Oppure si lasceranno, ma avendo distillato, in questo "crogiuolo", molte parti di Sè, che ora possono emergere per il proprio futuro.

dott.ssa Maria Grazia Schembri su Facebook, Appunti di Psicologia Riccia

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