martedì 13 settembre 2016

Il Prof. dai capelli d'argento


Nella presentazione del servizio di consulenza psicologica che propongo oramai da anni nelle scuole superiori entro direttamente nelle aule, per pochi minuti, a parlare con gli allievi.

Trovo classi malmesse, ragazzi annoiati o palesemente distratti, insegnanti violentati nel loro ruolo, senza strumenti per conoscere i giovani d’oggi, per parlare il loro linguaggio, per tramandare, insieme ai contenuti accademici, valori ed ideali della nostra cultura.


Ogni tanto, un rigurgito identitario li porta ad un urlaccio che dovrebbe servire a ripristinare l’ordine in classe, ma – diciamolo -  lo sforzo educativo richiesto è enorme e i risultati spesso si misurano solo in sfumature.

 
Come per ogni altra disciplina tuttavia, l’atteggiamento degli insegnanti, il loro carattere, la loro maturità e l’inesauribile ricerca di prospettive educative, influenzano fortemente la reazione degli allievi, non solo dal punto di vista didattico.

Ricordo con immenso piacere un insegnante dai capelli d’argento, lo sguardo intelligente e gentile, il sorriso accogliente. Quel giorno dovevo presentare il servizio nella sua classe.

Nella classe che avevo visitato precedentemente avevo sorpreso un docente, di quelli che io chiamo arresi, che faceva lezione solo a metà classe, mentre l’altra metà giocava in fondo all’aula con una palla fatta di giornali appallottolati.     

Sono situazioni che mi provocano una strana reazione che ha tutti i colori emotivi: da quelli più ovvii di rabbia e impotenza, a quelli più profondi di desiderio di comprensione e di ricerca senso.  Ma sul momento ero scoraggiata, devo ammetterlo.

Entrata nell’aula del professore dai capelli d’argento, vidi la classe agitata, come può esserlo un gruppo di adolescenti testosteronici al cambio dell’ora. Passarono pochi minuti dal suono della campana ed io non potevo iniziare, se non con l’avallo dell’insegnante di riferimento, che non arrivava.

La faccenda dei ritardi è una delle più spinose della scuola superiore. Ragazzi che arrivano costantemente in ritardo, non solo senza giustificazioni ufficiali, ma senza neppure uno straccio di scusa plausibile, né cenni di rammarico per l’accaduto. E insegnanti che – accidenti! – si comportano esattamente allo stesso modo.

Il Professore entrò fortunatamente con pochissimi minuti di ritardo, nella sua giacca cammello, pantaloni e scarpe ordinati e di squisito taglio classico.  Appena mi vide, mi sorrise, mostrando di sapere che sarei arrivata, scusandosi con garbo con me ma prendendo velocemente in mano la situazione.

La classe, appena lo vide, si riposizionò nei banchi. Il Prof. attese qualche attimo in silenzio che gli ultimi ragazzi, anche sollecitati da altri compagni, facessero silenzio e salutassero, posò la sua valigetta e con un viso sinceramente dispiaciuto disse: “scusate, ragazzi, sono stato trattenuto dal vicepreside per un compagno dell’altra classe. Sedetevi pure, iniziamo subito”.

Questa frase lo ricollocò immediatamente come ufficiale più alto in grado, rispettato e stimato dai suoi ragazzi. “Caspita, quest'uomo è in grado di educare solo con l’esempio !” pensai con ammirazione.   Non facevo fatica a credere che anche i ragazzi, in caso di ritardo, gli riservassero lo stesso trattamento, come mi avrebbe confermato lui stesso in altra occasione.

Non ringrazierò mai abbastanza il Prof dai capelli d’argento per la lezione di integrità e per la speranza che diffondono insegnanti come lui ai nostri ragazzi.  

No, non sono scuole facili, le scuole di oggi, è sotto gli occhi di tutti.
Ma sono anche convinta che questa scuola, nei suoi singoli allievi, verrà salvata da insegnanti come questo.  

E ce ne sono molti, molti più di ciò che appare: sono certa che neppure il Prof dai capelli d'argento amerebbe che citassi il suo nome, ma colleghi e allievi sanno di chi sto parlando.



Maria Grazia Schembri
Dottore in Psicologia
Counselor e Mediatrice

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