venerdì 8 novembre 2013

La Mediazione Familiare

(di Maria Grazia Schembri)


Una separazione senza Mediazione

è come un intervento chirurgico

senza anestesia.

(Bruno de Filippis1)


Cos’è la Mediazione Familiare e soprattutto quando è opportuno utilizzarla?

Ridurre gli effetti indesiderabili di un conflitto e promuovere nuovi assetti relazionali: questo è, in sintesi, lo scopo della Mediazione Familiare.          Sembrerebbe facile, no?

A chi, però,  non è mai capitato di guardare con occhi critici la cugina o la vicina di casa che si sta separando e pensare: “Ma cosa ci vuole a trovare un accordo? Un po’ di buon senso!…e poi ci sono i figli, almeno per il loro bene si dovrebbe tentare di andare d’accordo!”


Esiste, in questi commenti, un fondo di verità al quale ci si vorrebbe aggrappare; ma per quanti sforzi si facciano si è spesso sopraffatti dalle emozioni che questo delicato momento porta con sé, contesi, come siamo, tra troppi farmaci (per dormire, per stare svegli, per il mal di testa, per digerire…) e consigli, spesso non richiesti, di amici, conoscenti e parenti.


Il conflitto può essere espresso esteriormente, in genere rivolto al proprio partner in una forma che può sembrare, rispetto al nostro “solito” carattere, inspiegabilmente aggressiva o imprevedibilmente dimessa, ed è spesso esteso alla sua famiglia d’origine.


In qualunque caso il conflitto ha luogo anche e soprattutto interiormente, nel cuore e nella mente di ciascun individuo, che può percepire come insopportabile la sensazione di frustrazione e fallimento per una crisi familiare, anche nel caso in cui l’allontanamento dal partner è accolto con sollievo, per esempio nel caso di maltrattamenti.


Se ben chiare sono oramai le procedure legali che permettono di sganciarsi da una situazione ritenuta insostenibile, meno noto è il riconoscimento della sofferenza, del lutto emotivo che questo processo accompagna, sia esso subito o agito.
 

Come ben sa chi è passato attraverso questo tappeto di braci ardenti, scottarsi è facilissimo, anche per chi è impegnato nella relazione di sostegno dei coniugi a qualsiasi livello (avvocati, sacerdoti, medici, familiari ecc).


Con l’aiuto di un terzo neutrale adeguatamente formato, una relazione conflittuale può invece trasformarsi in una relazione mediativa, nella quale non ci sono né vincitori né vinti.


In questo tipo di terreno, concimato spesso dal sacro fuoco del dolore, la nuova configurazione familiare può far fiorire i semi delle opportunità, che sempre attendono chi ha il coraggio di trasformare la propria vita ed accettarne i nuovi assetti, a volte imprevedibili.


“Ogni famiglia infelice è infelice a modo suo” ci dice Tolstoj in Anna Karenina.

Chi opera con coscienza e competenza nel sostegno delle famiglie in difficoltà sa che è indispensabile prestare la massima attenzione all’unicità della famiglia in questi delicati momenti, soprattutto in presenza di figli.

Non esistono “situazioni ideali”: quel che per una determinata famiglia è una soluzione che ricorda le deportazioni, come lo spostamento dell’ex-coniuge e dei figli all’estero, per un’altra può essere una situazione perfettamente sostenibile, se non addirittura strategica.

Ciò detto, diventa importante, anche a livello istituzionale, la creazione di luoghi diversi da quelli tradizionalmente giuridici, nei quali la coppia in fase di crisi, separazione e divorzio possa “lavorare” sul proprio conflitto.

In mediazione non si affrontano, infatti, problematiche legali, ma si tenta di far emergere i significati personali che la storia di ognuno rivela.   Anche le tematiche legate all’aspetto materiale, infatti, che possono apparire molto “concrete”, si possono scoprire, invece, strettamente legate al mondo interiore di ciascuna parte coinvolta, tematiche in relazione alle quali ognuno risponde come ritiene giusto e come ha imparato dalla vita.

A piccoli passi si tenta di giungere, insieme al mediatore, alla creazione di significati nuovi, condivisibili ed “ecologici” per entrambi, che possono agevolare anche le contrattazioni legali, sollevando gli avvocati dal carico emotivo portato dai propri assistiti.

Ancora più importante, infine, è la creazione di spazi nuovi, realmente di relazione tra adulti e bambini, diversi dai fast food o dai parchetti, nei quali sono spesso stipati, nei weekend, genitori separati non conviventi, con i loro figli; luoghi alternativi e protetti, nei quali i piccoli possano incontrare i “vecchi” della propria famiglia, padri, madri ma anche nonni, zii ecc, per consentire l’osmosi tra generazioni, così preziosa per la vita delle famiglie.

Maria Grazia Schembri
Dottore in Psicologia
Counselor e Mediatrice

Cell 338 1873210
e-mail: info@famigliando.it



Note:

Bruno de Fillippis, Consigliere di Cassazione e specialista in diritto di famiglia,  è “padre” della base concettuale della legge sull’affido condiviso in vigore dal 2006.

Nessun commento:

Posta un commento

La tua opinione è importante: scrivici cosa ne pensi !