sabato 22 ottobre 2016

La mia Psicologia: racconti e ricordi della mia vita "Babbana".


Come mai hai deciso di occuparti di psicologia di coppia? 

Spesso mi sento fare questa domanda ed oggi ho deciso di raccontarmi un po' a questo proposito. Perchè credo che no, non tutte le forme di consulenza vadano bene per tutti e non tutti i consulenti siano uguali. Ognuno, con coraggio, può cercare la propria strada, partendo dalle proprie personali domande e trovare il professionista che, senza fornire risposta, possa agire da elemento catalizzatore, cioè permettere accelerazioni decisionali, favorire un'elaborazione psichica o facilitare una reazione ad una situazione sentimentale singola o di coppia, che si desidera modificare.

Ed ecco uno stralcio della mia storia personale. Perchè a volte serve, sapere qualcosa su chi ci ha preceduto in un'esperienza, soprattutto se delicata. 

Vissi, in passato, una buona relazione con un uomo che era perfetto, per me, in quella vita. Lo sposai con gioia e mi regalò una figlia bellissima, sveglia e con l'animo inquieto, proprio come lo siamo stati sempre noi, nonostante il passare degli anni ci avesse un po' piegato alla cosiddetta società civile. Ci accorgemmo un giorno, infatti, che eravamo oramai molto distanti, che la vita ci aveva fatto crescere entrambi, ma in direzioni talmente differenti che, a un certo punto, potevamo solo guardarci a distanza, senza che i nostri cuori potessero più parlare la stessa lingua.

Cercammo un "interprete", che potesse aiutarci, poi un altro e un altro ancora, ma allora non si sapeva quasi nulla di consulenza di coppia, di comunicazione a due... molti pensavano ai tempi, che bastasse un'iscrizione all'ordine degli psicologi ed eri abilitato d'ufficio a guarire cuori feriti e rinegoziare relazioni in bilico, ma scoprimmo presto che ciò, ovviamente, non era affatto sufficiente. Internet poi, allora, si occupava d'altro ed era un mondo quasi snob, impegnato a divulgare inglesismi e l'idea di infinita crescita economica. Nulla che potesse rispondere ai miei "perchè" sull'amore e sulle relazioni.

Nonostante ciò, da perfetta profana e forte solo del mio saper leggere e capire velocemente, divorai tutto ciò che c'era da leggere sull'argomento. Feci e facemmo corsi di ogni tipo, dal più convenzionale al più esoterico, sperimentazione che successivamente mi fu molto utile: a un certo punto realizzai che se proprio non potevo "salvare" il mio matrimonio, avrei messo a frutto tutto, ogni singola cosa che avevo appreso in quei lunghi, lunghissimi anni, di involontario "apprendistato". Giurai a me stessa che ogni lacrima amara, ogni stilla di sudore, ogni neurone affaticato e ogni lira versata per studiare, imparare, comprendere, sarebbero diventati la base del mio sapere sulle relazioni di coppia, che avrei trasmesso ad altri, a tutti quelli che avrei potuto incontrare.

Imparai che un modo di comunicare è diverso dall'altro e che a volte, nelle parole espresse, il "come" ha più importanza del "cosa" si dice. Imparai il dolore della parola "amore" che, pur così forte nelle immagini interiori di ognuno, nel linguaggio comune, identifica davvero troppe cose per risultare credibile. Imparai che amare e comprendere non significa necessariamente condividere la propria vita con una persona che desidera suonare una musica diversa dalla tua, perchè è l'unica giusta e possibile per lui.

Perciò affrontai e affrontammo il calvario di ogni separazione, nella più sterile e triste delle forme che ci concede la legislazione italiana. Pochi attimi per una firma su un foglio, senza che nessuno si sincerasse neppure della mia vera identità. Eravamo in accordo su ogni singolo passaggio, supervisionati con professionalità ed affetto da avvocati amici. In udienza fummo costretti a giustificare i nostri negoziati, che apparivano al giudice un po' inusuali, e ancora un'ultima volta lo facemmo insieme e a spada tratta, come sempre avevamo fatto in passato "combattendo" fianco a fianco. Infine bevemmo un caffè insieme prima della seduta e dopo pranzammo insieme, se non con gioia, sicuramente con profonda consapevolezza e anche un filo di leggerezza. Guardando al futuro ci accorgemmo ancora una volta che i nostri sguardi divergevano: ma pur nella lontananza potevamo guardarci a vista con tanta benevolenza ed immutato affetto. Chiudere bene un cerchio significa aprirsi a nuovi modi di vivere, a nuove esperienze, a nuove relazioni: e così io mi auguro i passaggi nella vita delle coppie che decidono per una separazione. Perchè anche nella separazione è necessario un certo tipo di amore.

Oggi, perciò faccio questo: aiuto le coppie e i singoli ad avere buone relazioni d'amore, a rinnovarsi se è destino e volontà di stare assieme, a lasciarsi senza uccidersi quando è finito il loro tempo. Il mio lavoro di oggi dedicato a chi ha deciso di vivere nella coppia un progetto di crescita personale, non solo di semplice convivenza, lasciando ad ognuno il senso intimo di parole come "convivenza", "famiglia", "sessualità" ecc.

A coloro che mi seguono sui miei canali Social, vorrei dire che sì, l'Amore è davvero -davvero- una faccenda complicata e purtroppo anch'io non l'ho mica ancora capita bene...

Ma ci penso spesso e me ne lascio colmare tutti i giorni, in ciò che ascolto, in ciò che leggo e che scrivo nel silenzio dei miei appunti o qui, insieme a voi.
Sempre, sempre, sempre.

La verità è che l'amore mi attraversa e mi vive, anche quando non vorrei.


Maria Grazia Schembri
Dottoressa in Psicologia
e Mediatrice Familiare

 

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