domenica 27 ottobre 2013

Litigare con Amore


(Di Maria Grazia Schembri)

Le persone che incontro, quando sanno di cosa mi occupo, a volte cambiano postura o
addirittura espressione e dicono cose come: "i conflitti ... già... bisognerebbe imparare a litigare ! " 
In pochi attimi, nei loro occhi e nelle loro parole, sento scorrere la storia di come hanno vissuto il conflitto, fin da quando erano bambini. Non di rado sono occhi pieni di tristezza.


Come abbiamo imparato a litigare da bambini.


Di solito, i modelli interiorizzati da piccoli sul come si dovrebbe litigare oscillano tra due polarità, normalmente dettate dal genere: le "brave bambine"  non litigano mai , "i veri maschi" confliggono fino all'agire fisico.  Ma le cose, anche nei ruoli,  stanno cambiando molto .


In qualunque caso, ancora oggi, viene insegnato che il conflitto è una cosa dalla quale rifuggire. Rapidamente, il più rapidamente possibile. Nei casi estremi, si preferisce interrompere i contatti o mantenere relazioni "di forma", piuttosto rischiare di litigare. Spesso questa viene erroneamente chiamata "Educazione alla Pace".


Nel senso comune, il conflitto è associato alla rabbia e la rabbia , si sa, può portare conseguenze pericolose. Nelle scuole, possiamo pensare ai cosiddetti atti di bullismo, sanzionati con punizioni, possibilmente esemplari. Si sospendono i bulli, vengono convocati d'urgenza i genitori, ma raramente si ha la possibilità di rielaborare con i ragazzi quanto sia successo. Sarebbe opportuno - necessario credo! - prendersi il tempo per distillare con pazienza e perizia il valore che l'atto porta comunque in germe, fatta salva la necessaria sanzione.


La ricerca di un nuovo modo di vivere il conflitto.


Negli occhi delle persone che parlano con me di conflitto, percepisco l'emergere di antichi sentimenti, a volte dolorosi, ma con essi, spesso, il sincero desiderio di cercare un altro modo di viverli.


Perchè il conflitto fa parte dei sistemi viventi, di tutti i sistemi viventi e svolge una preziosa funzione ecologica: tra gli uomini è responsabile dei più profondi cambiamenti personali e sociali di tutta l'evoluzione. Pertanto, ciclicamente, ognuno di noi viene chiamato al conflitto, che sia pronto o meno, e questo è funzionale all'Umanità tutta.


Non possiamo illuderci che i conflitti quotidiani con il partner, i genitori, i vicini di casa, gli insegnanti dei propri figli, siano accadimenti senza correlazione con i grandi conflitti del mondo: le dinamiche di base sono le stesse. Ciò che avviene nel cuore di ciascun essere umano, accade all'Umanità.


Confliggere in maniera costruttiva


La buona notizia è che, a confliggere senza distruggere, senza farsi sopraffare da pensieri di annientamento dell'altro, si può imparare... Si può imparare a starci dentro per sforzarci di capire il messaggio reale che porta con sé, a coglierne la potenza trasformativa.


Perchè il conflitto ci cambia. E il cambiamento avviene proprio nella magica terra di confine che si apre nel confronto della propria identità con quella dell'altro. Ci permette di riemergere da noi e di guardarci con gli occhi dell'altro per un attimo. E generalmente, ciò che vediamo, sono parti che non ci piacciono o che magari, nel tempo presente, sono addirittura inutili o divenuti decisamente disfunzionali.


Tanto più la posta in gioco nel conflitto ha a che fare con chi siamo nel profondo, con l'immagine che abbiamo costruito di noi, nel tempo e nello spazio, tanto più l'incontro con l'altro potrebbe diventare rapidamente scontro.


"Cum" e "Fligere": percuotere insieme. L'etimo mi suggerisce un'immagine di due fabbri


che, con maestria e regole date dall'esperienza vissuta insieme, battono su un oggetto metallico per dargli una forma comune desiderata. Qualcosa che magari ha un aspetto diverso da ciò che originariamente avevano pensato, perchè è il risultato dell'unione delle due forze separate, che trovano senso, forza e nuova creatività nell'unione.


Allenarsi a "costruire" relazioni.


Pochi, davvero pochi, sanno davvero "confliggere con Amore", cioè nel modo in cui all'altro venga riconosciuta dignità e licenza di avere semplicemente un altro punto di vista sul quale discutere, se si vuole. Ma molti sono sulla via dell'apprendere questo nuovo modo di relazionarsi e non solo con il proprio partner.


Imparare a gestire i conflitti richiede innanzitutto uno sforzo cosciente a "guardare" come io, per prima, confliggo, a richiedere all'altro, con umiltà, il suo sostegno nella comprensione e soprattutto concedersi del tempo per elaborare ciò che accade.


Infine


"Confliggere con amore" significa anche accettare la non-soluzione, rispettare i tempi di
comprensione dell'altro, imparare il valore delle scuse sincere, rendersi conto che non tutto è perdonabile e che, a volte, per costruire qualcosa di nuovo, è necessario distruggere il vecchio, armandosi e combattendo come ognuno ritiene opportuno fare.


Per il resto, il suggerimento che tengo sempre presente per me è: porre attenzione, dentro e fuori di sé. Se non sempre, quante più volte ci è possibile e possibilmente con tutti, soprattutto con le persone importanti della nostra vita.


Maria Grazia Schembri

Dottoressa in Psicologia

Counselor e Mediatrice di Conflitti

338 1873210 - mg.schembri@famigliando.it

2 commenti:

  1. Molto interessante, brava Maria Grazia! !! Sono sicura che serva solo molta umiltà e la decostruzione, in alcuni momenti, di quelle parti di se' che ci impediscono di avere conflitti costruttivi

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